LE CURIOSITA’ DI ITRI SONO:

FORTINO DI SANT’ANDREA

COME ARRIVARE: (il GPS è posizionato su un piccolo parcheggio nel punto preciso dove inizia il percorso con i resti della Via Appia Antica che porta al Fortino di Sant’Andrea, che chiaramente è poi percorribile tutta solo a piedi).

Partendo da Via Ponte Tavolato (Fondi) svoltate a destra sulla Strada Statale 7 che porta a Itri e andate sempre dritto. Pochi chilometri prima di arrivare al centro abitato di Itri, rimanendo su questa strada vi accorgerete che ad un certo punto sulla destra c’è una stradina chiara con un cartello che indica “PARCO NATURALE DEI MONTI AURUNCI VIA APPIA ANTICA”. Prendete questa stradina e percorretela fino a che sulla sinistra vedrete una piccola costruzione in pietra e di fronte a voi uno spiazzale verde dove parcheggiare la vostra auto (noterete anche un’area pic-nic proprio accanto al parcheggio). Da qui potete continuare a piedi seguendo la strada accanto sulla destra, dove cominciano a vedersi i resti della Via Appia Antica. Seguiteli fino a che dopo qualche centinaia di metri vedrete il Fortino di Sant’Andrea.

Il Fortino di Sant’Andrea è stato costruito in età napoleonica, sui colossali resti del tempio di Apollo. Quest’ultimo era già esistente nel IV sec. a.C. e fu poi ristrutturato tra il I e il II sec. a.C.

Secondo una leggenda, le rovine del tempio di Apollo sarebbero state una fortezza costruita dal Romani per fermare l’avanzata di Annibale. Gregorio Magno temeva i diavoli, e per cacciarli, fece costruire sul tempio una cappella dedicata a Sant’Andrea Apostolo, che lasciò il nome non solo alla valle ma anche al Fortino.

Venne versato molto sangue nelle battaglie per il controllo del regno di Napoli già nel 500′. Inoltre spesso il territorio fu controllato anche dai briganti, con le loro truppe, come ad esempio quella del terribile Sciarpa. Altri famosi briganti passarono di qui, come i D’Arezzo e Papone che bloccarono il passo per impedire la restaurazione spagnola.

Ma la battaglia probabilmente più famosa, fu quella di Fra’ Diavolo di Itri, diventato successivamente ufficiale dell’esercito borbonico, che nel 1798 difese eroicamente l’accesso al Regno contro i francesi. Gioacchino Murat, Re di Napoli, costruì il Fortino come lo vediamo oggi, per sbarrare nel 1814 il valico agli austriaci, mentre l’ultima battaglia sul fortino, fu quella contro l’esercito piemontese nel 1860 ove Francesco II di Borbone si era trincerato.

La costruzione del Fortino comportò lo spianamento dei resti che sorgevano sui terrazzamenti romani, mantenuti per impostare i cannoni a dominio della valle, mentre un fossato difendeva i bastioni. Sono ancora presenti le piazzole per l’artiglieria, protette da muri attraverso i quali si aprono le bocche di tiro a ventaglio.

Ad un livello più alto rispetto a tutte queste strutture, si trova un recinto trapezoidale che accoglieva gli apprestamenti in legno delle caserme, e ancor più in alto, una casetta che accoglieva il comando.

LA NOSTRA ESPERIENZA

Proprio sulla strada della Via Appia Antica (per informazioni a riguardo vi rimandiamo alla sezione “aree archeologiche”), si trova questo fortino. Quest’ultimo è ben visibile solo dopo un tratto di strada, e dopo la piazzola di sosta, è possibile entrare nel territorio del fortino.

La prima cosa che vediamo sono un ammasso di grandi pietre chiare, che precedono una struttura esterna al fortino, con una porta ad arco centrale. Proprio accanto si trova un ponte di cui non sappiamo nulla a causa dei pannelli poco intuitivi (come descritto nella sezione “aree archeologiche” dedicata alla Via Appia).

Oltrepassata quest’area, si arriva al cuore del Fortino. Qui notiamo subito una struttura provvista di alcune finestrelle, forse utili per la difesa della base con armi a lunga gittata. Queste finestre infatti danno proprio sull’antica strada, punto d’arrivo dei possibili nemici. Poco oltre ci si trova ai piedi del fortino, con gli alberi che ormai si sono quasi impadroniti dell’intera struttura.

Continuando a salire, passando tra un basamento e l’altro, si arriva alla “casetta” proprio in cima alla struttura. Si passa alla sua sinistra attraverso alcuni rami, entrando proprio all’interno, dove è possibile affacciarsi dall’unica finestra disponibile. Qui alle spalle di questa casetta, notiamo una targa, dedicata a Michele Pezza, detto “Fra’ Diavolo” nato a Itri, diventato famoso proprio per aver combattuto qui contro l’esercito francese nel Dicembre del 1798, respingendo i nemici con coraggio, guidando le truppe dei briganti. Alla fine della targa, è incisa la data 11 Novembre 2006, probabilmente il giorno in cui è stata attaccata quest’ultima.

Riscesi dalla struttura si può proseguire sulla Via Appia Antica, ma come già detto in precedenza, vi rimandiamo alla sezione “aree archeologiche” per saperne di più.

Un altro pezzo di storia del Lazio, che vi invitiamo a raggiungere se venite a visitare Itri. Non sempre è possibile camminare liberamente dove si sono tenute battaglie importanti come quella dove è protagonista il Fortino di Sant’Andrea, perciò approfittate dell’occasione 😉

CASA DI FRA’ DIAVOLO

COME ARRIVARE: (E’ possibile arrivare con l’auto vicino alla Casa di Fra’ Diavolo, ma poi bisogna arrivare comunque a piedi. In ogni caso noi vi consigliamo di andare direttamente a piedi da sotto la strada principale in quanto le vie del borgo sono molto strette).

Partendo da Via Ponte Tavolato (Fondi) svoltate a destra sulla Strada Statale 7 che porta a Itri e andate sempre dritto fino a che vedrete di fronte a voi nella parte alta del borgo, il Castello Medievale. Arrivati a Piazzale Padre Pio dove potete parcheggiare, lasciatevi il piazzale alle spalle e proseguite a destra sulla Strada Statale 7 e imboccate la prima strada a sinistra dall’altro lato del marciapiede, Via Santa Maria della Misericordia. Arrivati in fondo alla strada, arriverete a un bivio. Girate a sinistra su Via di Porta Carrese, e subito all’inizio di questa strada, a sinistra, troverete una scalinata con un arco. Quella è Porta Mamurra, che dà accesso al borgo. Superate l’arco e girate a destra, su Via di San Martino, e guardate a sinistra perché dovete salire sulla scalinata, dove vedrete la targa che indica la casa di Fra’ Diavolo.

Questa è la casa dove viveva Michele Pezza, detto Fra’ Diavolo. Ma come nasce questo particolare soprannome? Nel Museo del Brigantaggio è presente una registrazione di un’anziana signora che rilascia la sua testimonianza sull’origine di questo soprannome. La testimonianza racconta che vicino alla Chiesa di Santa Maria all’interno del borgo, viveva appunto Michele Pezza. Michele vestiva un saio fattogli indossare dalla madre per chiedere la grazia di salvarlo dalla malattia; a causa del saio assomigliava ad un fraticello. Un giorno accadde che, all’uscita di alcuni bambini dalla Chiesa di Santa Maria, Michele si trovasse affacciato sopra la strada in cui passavano quest’ultimi che iniziarono a prendere in giro Michele canzonandolo di essere in casa chiuso in punizione. Michele, risentitosi per lo scherno subito, iniziò a tirare dei fichi contro questi bambini, e dopo aver finito i fichi passò a lanciare pietre. Una di queste pietre colpì in testa un bambino, che secondo la testimonianza della signora si chiamava Tommaso De Spagnolis, il quale cadde a terra ferito. Una signora corse in soccorso del bambino ferito e rivolgendosi a Michele gli disse: “Ma tu non si nu fraticello… tu si nu Fra’ Diavolo”.

E da quest’episodio lui si portò dietro questo soprannome per il resto della sua vita.

LA NOSTRA ESPERIENZA

In realtà non ci è parso molto chiaro quale fosse precisamente la sua abitazione, sicuro però abbiamo trovato la targa che lo dice, ma non specifica quale casa precisa fosse. Probabilmente ormai non rimane che proprio il muraglione dov’è affissa la targa come testimonianza di quei resti. Ci è molto piaciuto il fatto che proprio sopra quelli che dovrebbero essere i resti della casa di Fra’ Diavolo sia stata creata una pizzetta a lui intitolata dove sorge un monumento in suo onore (che potete vedere cliccando qui). In ogni caso vi invitiamo a visitare il Museo del Brigantaggio per ascoltare la testimonianza della signora per rivivere tutto l’episodio raccontato da lei stessa e scoprire molto altro.

RESTI CHIESA SANTA MARIA

COME ARRIVARE: (E’ possibile arrivare con l’auto ai Resti della Chiesa di Santa Maria, ma vi consigliamo di andare direttamente a piedi da sotto la strada principale in quanto le vie del borgo sono molto strette).

Partendo da Via Ponte Tavolato (Fondi) svoltate a destra sulla Strada Statale 7 che porta a Itri e andate sempre dritto fino a che vedrete di fronte a voi nella parte alta del borgo, il Castello Medievale. Arrivati a Piazzale Padre Pio dove potete parcheggiare, lasciatevi il piazzale alle spalle e proseguite a destra sulla Strada Statale 7 e imboccate la prima strada a sinistra dall’altro lato del marciapiede, Via Santa Maria della Misericordia. Arrivati in fondo alla strada, arriverete a un bivio. Girate a sinistra su Via di Porta Carrese, e subito all’inizio di questa strada, a sinistra, troverete una scalinata con un arco. Quella è Porta Mamurra, che dà accesso al borgo. Superate l’arco e girate a destra, su Via di San Martino, e andate sempre dritto arrivando a Piazza Fra’ Diavolo. Proprio alle spalle della piazza, si trovano i resti della Chiesa di Santa Maria, li riconoscerete dall’imponente campanile.

STORIA e DESCRIZIONE

Non esiste una notizia documentata sulla struttura originaria della chiesa; la tradizione ricorda una chiesetta rettangolare con il campanile (XII sec.).

Le poche informazioni storiche che siamo riusciti a recuperare provengono dal sito del comune di Itri: “La Chiesa di Santa Maria della Misericordia fu costruita, secondo la tradizione testimoniata anche dagli atti presenti presso la Curia di Gaeta, per volontà del Beato Paolo Burali D’Arezzo che nacque proprio a Itri nel 1512… Fino al XVIII sec. si hanno notizie sulle celebrazioni eucaristiche che avvenivano regolarmente nella chiesetta ma, nel 1928, come risulta dai documenti relativi ad una visita pastorale, la Chiesa versava in pessime condizioni e, per questo, venne adibita a magazzino”.

La chiesa di Santa Maria Maggiore venne completamente distrutta dai bombardamenti anglo-americani verificatisi nel 1944, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ad eccezione dello splendido campanile che è stato recentemente restaurato dalla Sovraintendenza. Oggi della Chiesa rimangono solo le mura perimetrali.

Dall’aggiornamento del 2019 della Sovraintendenza ai Beni culturali si scopre che la chiesa ha pianta a croce latina irregolare, con annesso un campanile di forma trapezoidale. Le pareti perimetrali sono in muratura in pietra non squadrata a vista. La copertura della chiesa era caratterizzata da una volta a vela. La pavimentazione era invece in mattonelle di granigliato. La chiesa aveva coro, sacrestia e otto altari. Tra gli elementi decorativi esterni vi erano archetti a sesto acuto, bifora, ghiera in mattoni, piatti in maiolica, losanghe di pietra e cornici in mattoncini; mentre l’interno era caratterizzato da stucchi e affreschi.

Vi è inoltre una rampa che conduce ad una cripta, probabile antico oratorio della confraternita di S. Gregorio e S. Antonio Abate, luogo in cui furono conservati i resti di San Costanzo Martire, oggi custoditi presso la chiesa di Santa Maria Maggiore (chiesa parrocchiale dell’Annunziata).

Il campanile, di forma trapezoidale, è costituito da un alto basamento che accoglie un vano coperto da volta a crociera. Vi si accede dalla piazza con un arcata a sesto acuto; una seconda arcata lo collega allo spazio della chiesa. Al di sopra del basamento sono tre livelli suddivisi da cornici orizzontali quindi il piano attico con la cella campanaria. L’ultimo livello è il più ricco per ornamenti e decorazioni e per la presenza di quattro bifore. Il campanile risale circa al 1200 ed alterna cromatismi alla pietra locale. La cupola al suo interno è decorata con affreschi policromi, mentre la presenza di bifore (con robuste colonne tortili) richiama i moduli architettonici di Ravello ed Amalfi.

LA NOSTRA ESPERIENZA

Un altro elemento distintivo e significativo del borgo medievale di Itri è senza dubbio la collegiata di S. Maria Maggiore, con l’annesso campanile di stile moresco. La chiesa è oggi allo stato di rudere, integro è invece il campanile. Consigliamo di ammirarla dall’alto di Piazza Fra’ Diavolo che offre una vista privilegiata su quello che ormai rimane di questa antichissima chiesa.