I LUOGHI DI CULTO RELIGIOSO DI ORIOLO ROMANO SONO:
CHIESA DI SAN GIORGIO:
COME ARRIVARE: (possibile arrivare con l’automobile) Partendo dal grosso sasso con scritto MANZIANA, prendete la strada alla sua sinistra rimanendo sulla BRACCIANESE, e dritti fino al semaforo dove proseguirete dritto seguendo ancora il cartello ORIOLO ROMANO. Andate sempre dritto per qualche centinaio di metri fino ad una piazzola con un isolotto verde (quello con il grande bar alla vostra destra), qui continuate ad andare dritto. Dopo pochi metri sulla destra vedrete la facciata della Chiesa di San Giorgio esattamente di fronte alla scalinata che si trova sulla sinistra che porta alla piazza principale.
STORIA e DESCRIZIONE
Intitolata al santo patrono di Oriolo Romano, la sua attuale forma si deve a Giuseppe Barberi che nel 1775 fu chiamato alle dipendenze degli Altieri, presso cui lavorò fino al 1784. Durante questo periodo egli portò a termine il rifacimento della Chiesa di San Giorgio, lasciato incompiuto da Carlo Fontana nel 1671. Il progetto iniziale prevedeva che la pianta della chiesa fosse a croce latina, in realtà venne poi realizzata a croce greca.

La facciata della chiesa presenta due ordini sovrapposti su paraste, entrambi tuscanici. La parte superiore, meno estesa di quella inferiore, è priva di raccordi laterali con quella sottostante, e termina con un timpano triangolare (al di sopra del frontone che lo racchiude, si erge una croce in ferro). Presente anche una fascia basamentale di lastre in peperino.
Il portone principale ha una cornice con timpano curvo, anch’essa in peperino, così come i due portoni minori che si aprono ai lati. Al di sopra di questi figurano inoltre due finestroni circolari ciechi. Nell’ordine superiore, è presente un grande finestrone rettangolare in asse al portone centrale.
Nel fregio dell’ordine inferiore della facciata è incisa la seguente iscrizione: D.O.M. ET IN HONOREM S. GEORGII COMPLETUM A.D. MCMLIII. È infatti nel 1958 che viene portato a termine definitivamente il rifacimento della chiesa.

All’interno è presente una navata unica dove sono collocati i banchi che ospitano i fedeli, lateralmente sono invece presenti 2 cappelle per lato, rialzate di un gradino, rettangolari le prime e a quarto di cerchio le seconde. È presente inoltre un transetto con due absidi contrapposte e un coro rettangolare che termina con un ulteriore abside. La sacrestia è accessibile dall’abside laterale di destra.

Nella prima cappella di sinistra è collocata l’antica fonte battesimale (datata 1576) risalente alla precedente piccola chiesa eretta nel 1570 ai tempi di Giorgio Santacroce il Giovane. Nella seconda cappella di sinistra è presente invece la Madonna della Stella, custodita all’interno di una teca incastonata nel muro.

La navata è coperta da una volta a botte lunettata, mentre la crociera è sormontata da una volta a vela che si raccorda tramite archi a tutto sesto. Le coppie di cappelle lungo la navata presentano copertura a botte, quelle rettangolari, e a catino quelle a tre quarti di cerchio.

Cappelle e navata presentano un pavimento di piastrelle di cotto di forma rettangolare, disposti parallelamente alla facciata e a giunti sfalsati. La pavimentazione del presbiterio è invece in marmo policromo a riquadri.

Il presbiterio, rispetto alla navata, è rialzato di due gradini. La mensa isolata è posta davanti al preesistente altare maggiore realizzato in marmi policromi, poco distaccato dalla curva absidale, sopraelevato di tre gradini. Ai lati dell’altare maggiore sono poste due finestre per lato che illuminano la navata assieme ad un finestrone nella controfacciata.
Di notevole valore artistico è il dipinto di S. Giorgio a cavallo che uccide il drago che si può ammirare proprio sopra l’altare maggiore.
LA NOSTRA ESPERIENZA

Situata a Piazza Claudia, nel centro del paese, la chiesa esternamente si presenta molto semplice nella sua fattezza, è dall’iscrizione in latino posta sopra il portone centrale si viene a conoscenza del santo a cui è dedicata, San Giorgio per l’appunto. Abbiamo potuto assistere ad una celebrazione eucaristica e ci è molto piaciuto ascoltare la messa intervallata dai canti del coro parrocchiale. Una delle cappelle ha attirato la nostra attenzione, la seconda sulla destra con la sua volta a catino riccamente decorata.
Se capitate ad Oriolo Romano, è sicuramente una chiesa che merita di essere visitata.
CHIESA DI SANT’ANNA
COME ARRIVARE: (possibile arrivare con l’automobile) Partendo dal grosso sasso con scritto MANZIANA, prendete la strada alla sua sinistra rimanendo sulla BRACCIANESE, e dritti fino al semaforo dove proseguirete dritto seguendo ancora il cartello ORIOLO ROMANO. Andate sempre dritto per qualche centinaio di metri fino ad una piazzola con un isolotto verde (quello con il grande bar alla vostra destra), qui continuate ad andare dritto fino a che sulla vostra destra non vedrete la chiesa di San Giorgio e alla vostra sinistra una scalinata circolare. Quindi potete parcheggiare e salire a piedi le scale, oppure salire con l’auto (si può salire solo da un lato della scalinata ed è quello opposto da dove siete venuti voi, mentre quello frontale a voi serve per uscire dalla piazza) però sopra i posti auto sono più limitati. In ogni caso una volta in piazza, vedrete il grosso Palazzo Altieri sulla vostra destra. Prendete la strada più in alto a sinistra (guardando il locale di SLOT MACHINE è la strada sulla destra) e percorretela o a piedi o in auto (la strada è un pochino stretta per questo vi consigliamo di andare a piedi). Dopo qualche metro sulla destra vedrete la facciata della Chiesa di Sant’Anna.
STORIA e DESCRIZIONE:
Riguardo alle poche notizie storiche trovate, pare che la chiesa fosse, nelle intenzioni, stata voluta da Antonio Teofili, governatore di Oriolo per conto di Ferdinando Orsini, per seppellirvi la propria consorte Clara di Panuntio Luzij e il figlio Filippo deceduti durante la peste del 1656.
La chiesa di Sant’Anna si trova lungo il lato ovest della via che porta il suo stesso nome, da cui si distacca di qualche metro, presentando un piccolo slargo antistante. Risulta staccata ai lati dalle altre abitazioni, e dietro di essa si intravedono degli orti privati.

La facciata presenta un ordine gigante di coppie di paraste, di fusto liscio e sormontati da capitelli compositi; al di sopra della trabeazione essa si conclude con un timpano triangolare. Realizzata per lo più in stucco, il peperino predomina soltanto nella zoccolatura, nelle basi delle paraste e nella cornice del portone architravato. Quest’ultimo è inoltre sormontato da un timpano curvo spezzato eseguito in stucco. Sopra il portone è presente un finestrone rettangolare con cornice modanata arrotondata negli angoli superiori. Sul lato nord, vi è posto il campanile a vela, arretrato rispetto alla facciata.

La chiesa ha un’unica navata e sono presenti tre cappelle uguali per lato, a pianta rettangolare, e un coro profondo a terminazione piana. All’interno di quest’ultimo, una porta laterale conduce ai locali della sacrestia.

L’interno si articola su un doppio ordine di paraste, che arriva al tetto a capriate lignee a vista e doppia orditura in legno su cui è disposto un manto di pianelle in laterizio. Il primo ordine di paraste, tuscanico, delimita gli archi di accesso alle cappelle laterali; il livello superiore presenta invece paraste prive di capitello che delimitano ampi finestroni rettangolari incorniciati posti in corrispondenza delle cappelle sottostanti.
La zona del presbiterio è delimitata da un arco poggiante sulle paraste del primo ordine. L’accesso alla chiesa è delimitato da una bussola in legno; nelle due cappelle laterali, poste ai lati della bussola, sono presenti due confessionali, anch’essi in legno. Nelle altre cappelle laterali sono presenti invece edicole con pale votive, prive tuttavia di mense d’altare. Le cappelle sono sovrastate da volte a botte.
Il presbiterio, rialzato di due gradini, è caratterizzato sul fondo da un grande frontespizio architettonico su colonne corinzie innalzate su piedistalli e timpano curvo. Al centro dello spazio è situata la mensa, realizzata in pietra.


L’interno è illuminato, oltre che dalle sei finestre della navata anche da una finestra, rettangolare anch’essa ma di maggiore proporzione, presente sulla facciata, e un’altra, di dimensioni uguali a quelle della navata, collocata nel coro al di sopra dell’altare maggiore.
LA NOSTRA ESPERIENZA
Credevamo che la chiesa fosse chiusa in quanto, essendo capitati ad Oriolo Romano in diverse occasioni, l’avevamo trovata sempre chiusa. Per fortuna, una domenica in tarda mattinata, quasi non ci credevamo quando l’abbiamo trovata aperta! Esternamente la chiesa si presenta imponente, in realtà entrando la percezione cambia radicalmente in quanto la chiesa è si molto alta, ma poco profonda. Risulta inoltre povera di ornamenti, ciò che colpisce è sicuramente il tetto in legno e questi enormi finestroni che rendono l’ambiente notevolmente illuminato. Se avete la fortuna di trovarla aperta, visitatela, altrimenti date un’occhiata alle nostre foto sulla pagina facebook per vedere il suo interno.
CONVENTO DI SANT’ANTONIO DA PADOVA
COME ARRIVARE: (possibile arrivare con l’automobile) Partendo dal grosso sasso con scritto MANZIANA, prendete la strada alla sua sinistra rimanendo sulla BRACCIANESE, e dritti fino al semaforo dove proseguirete dritto seguendo ancora il cartello ORIOLO ROMANO. Andate sempre dritto per qualche centinaio di metri fino a trovare sul vostro marciapiede la fermata del COTRAL. Da lì prendete la prima a destra e proseguite, dritto di fronte a voi vedrete il convento.
STORIA e DESCRIZIONE:
Intorno all’anno 1675, per volere di Gaspare Altieri in occasione del Giubileo indetto da Papa Clemente X (Altieri), fu avviata la costruzione, fuori dalle mura del paese, di una chiesa con annesso un convento dedicato a Sant’Antonio da Padova affidati ai frati minori riformati .
La chiesa si trova a circa 200 metri da Porta Romana, lungo l’antica strada romana Claudia, oggi via Roma. Il principe Don Gaspare Altieri, che fu signore di Oriolo dal 1671 al 1721, dedicò la chiesa a S. Antonio da Padova, forse a ricordo della cappella che i suoi antenati Paluzzi Albertoni avevano in antecedenza, dedicata al Santo, nella chiesa di Aracoeli in Roma. Dai documenti che sono stati tramandati si apprende come il principe si sia occupato di fornire i terreni e i materiali necessari mentre i frati si siano occupati della costruzione delle due strutture rendendo l’opera il più funzionale e pratica alle loro esigenze.
Il Convento fino al 1873 fu abitato ininterrottamente dai Frati Minori, e il sodalizio tra i Frati, la casata Altieri e la popolazione locale fu ben saldo in un’ottica di reciproco sostegno. Infatti la famiglia Altieri si preoccupava di andare incontro alle necessità dei Frati, mentre i Frati dal canto loro non facevano mai mancare l’aiuto al popolo di Oriolo attraverso la carità verso i poveri e le opere di apostolato.
La chiesa, e i frati che la curavano, vissero negli anni diverse vicissitudini. Nel 1867, durante il Regno d’Italia, venne approvata una legge che soppresse di fatto gli enti ecclesiastici. Questo ebbe conseguenze sulla vita dei Frati di Oriolo che nel 1875 dovettero abbandonare il convento e, per magnanimità del principe Don Emilio Altieri si trasferirono in un’ala del castello di famiglia. In seguito ritornarono poi al convento ma solo per un breve periodo in quanto nel 1888 venne nuovamente chiusa la chiesa per adibirla a magazzino di deposito per la linea ferroviaria Viterbo-Roma che sarebbe dovuta passare nelle sue vicinanze. Dopo quattro anni, I Frati Francescani poterono tornare in chiesa ad officiare messa. Durante la prima Grande Guerra (1915-1918) anche i Frati del Convento furono chiamati a prestare servizio nell’esercito italiano; e misero a disposizione del governo il loro convento che fu adibito come infermeria per i soldati feriti sul fronte. Anche durante la seconda guerra, il convento, requisito dalle truppe tedesche, ospitò per più di un mese la celebre corazzata Goering, prima di marciare per Cassino. Oggi il convento ospita una comunità per il recupero di persone con dipendenza da alcol.

La facciata della chiesa presenta un unico ordine gigante con coppia di paraste con capitello tuscanico e fusto liscio. Al di sopra, è presente un timpano regolare. Il portone, in legno, a cui si accede salendo tre gradini, ha una cornice in peperino ed è sormontato da un timpano regolare. Sopra il timpano del portone, è presente lo stemma della famiglia Altieri, con sei stelle ad otto punte. Al di sopra del portone, un finestrone rettangolare permette l’ingresso della luce lungo la navata. La cornice del finestrone è impreziosita da motivi floreali, mentre lateralmente sulla facciata fa capolinea la rappresentazione di due angeli che reggono in mano decori floreali. Ai lati del portone troviamo invece due nicchie, probabilmente usate ai tempi per collocare qualche statua o immagine sacra.
All’interno è presente un’unica navata, con cappelle laterali in cui sono conservate, in splendidi altari in marmo policromo, le tele che l’artista Giovanni Pichler, nei primi tempi della sua attività, eseguì per il convento francescano nel 1761.



L’altare maggiore è in legno, due colonne delimitano lo spazio in cui è esposta la tela raffigurante Sant’Antonio in adorazione di Gesù bambino. Sopra di esso, un timpano spezzato ed una trabeazione in cui sono presenti le stelle che richiamano lo stemma della famiglia Altieri, che all’interno della chiesa (entrando sulla sinistra) ha la sua cappella gentilizia. Bellissimi lampadari sospesi impreziosiscono la zona del presbiterio. Sotto l’altare in marmi policromi, in una teca in vetro, è presente una salma adagiata con capo reclinato sulla destra, impreziosito da una corona floreale.
Sopra l’ingresso principale è presente la cantoria in legno dove è collocato l’organo.

Nel convento sono ancora presenti cinque meridiane, quattro si trovano all’interno del chiostro ed erano utilizzate dai frati mentre la quinta è collocata all’esterno sul muro di cinta prospiciente il piazzale antistante alla chiesa ed era utilizzata dalla popolazione. Il calcolo dell’ora si basa sul sistema Italico, in vigore nello Stato Pontificio fino al XVIII secolo.
LA NOSTRA ESPERIENZA
Abbiamo avuto la fortuna di trovare la chiesa aperta in quanto ci siamo recati a visitarla il 13 giugno, giorno della festa di Sant’Antonio da Padova. Diverse cose ci hanno molto colpito: indubbiamente la salma, con il suo ottimo stato di conservazione, ha attirato la nostra curiosità. Non sappiamo chi fosse ne la sua storia, ma per essere conservata in un luogo così importante deve aver avuto una storia poco felice. Abbiamo ammirato anche la cappella gentilizia degli Altieri, soffermandoci a leggere nomi e date e informazioni riportate. La chiesa merita senz’altro una visita.
CHIESA DI SAN ROCCO
COME ARRIVARE: (possibile arrivare con l’automobile) Partendo dal grosso sasso con scritto MANZIANA, prendete la strada alla sua sinistra rimanendo sulla BRACCIANESE, e dritti fino al semaforo dove proseguirete dritto seguendo ancora il cartello ORIOLO ROMANO. Andate sempre dritto per qualche centinaio di metri fino ad una piazzola con un isolotto verde (quello con il grande bar alla vostra destra), qui continuate ad andare dritto. Dopo pochi metri sulla destra vedrete la facciata della chiesa di San Giorgio esattamente di fronte alla scalinata che si trova sulla sinistra che porta alla piazza principale. Entrate con la macchina nella rotonda della chiesa e prendete la piccola stradina alla destra del ROXY BAR. Andate sempre dritti e vi ritroverete di fronte la Chiesa di San Rocco.
STORIA e DESCRIZIONE:

La chiesa mortuaria cimiteriale dedicata a San Rocco è annessa al cimitero di Oriolo Romano, e venne utilizzata fino agli anni ’70 per la veglia funebre e in occasione della festa di Sant’Antonio Abate per la benedizione degli animali il 17 di Gennaio.
Vi si svolgono le celebrazione liturgiche in occasione delle giornate del 1 e 2 novembre (festa di Ognissanti e commemorazione dei defunti). Durante il resto dell’anno non abbiamo informazioni su quando sia aperta. Non siamo riusciti a visitarla all’interno.